Caro Camilleri

Caro Camilleri,
non avevo mai avuto il piacere di incontrarla perché non amante di gialli e vittima della pigrizia a comprensioni di dialetti che non sono il mio (napoletano).

Qualche giorno fa mi sono imbattuta (nel vero senso del termine) in suo piccolo libricino. Una sorta di autobiografia: i racconti di Nenè. Intendo imbattuta, perché infiltrata oramai da qualche anno nel mondo dell’isola dalle tre punte, per merito di una coinquilina siciliana, mi sono ritrovata a togliere la polvere da un suo libro (giunto il mio turno settimanale di pulizie). Ad esserne sincera, me ne ha attirato la copertina. Blu notte e non il blu dei Mondadori tascabili. Ho sfogliato la prima pagina e di parole dialettali non ce ne era ombra. Così, accompagnata anche dalla rassicurazione del peso leggero, ho deciso di leggerlo. Non mi giudichi, sono una grande lettrice, ma durante la sessione di esami anche solo leggere i sottotitoli dei giornali, può sembrare faticoso.

È stata una delle scelte peggiori che io abbia mai fatto. La rassicuro: le scelte brutte sono sempre quelle che portano a cose difficili. Il mio non è un commento offensivo.
Sono inceppata in una crisi esistenziale. Nelle prime pagine, la storia dell’infanzia più tenera, gli amici delle elementari, le prime passioni. Ma poi l’incontro ignaro con Luigi Pirandello (mio grande ispiratore), la lettera a Mussolini e poi il forte impulso per una nuova idea politica, il provino alla D’Amico con Gassman quasi per hobby, una commedia scritta già nel cassetto. Con gli eventi di meraviglia mi fermo qui, perché dopo ce ne sono davvero tanti altri, ma anche perché questo è un punto molto importante per me. Gli eventi raccontati finiscono su per giù nell’anno, anno in cui lei aveva ventidue anni.. Ventidue non a caso, è anche il numero della mia età.

Forse le sembrerà banale o anche patetico, ma a quel punto del libro ho cominciato a pensare “E io? Io cosa ci dovrei scrivere in una ipotetica futura autobiografia fino alla pagina in cui compio 23 anni?”. Non si offenda, quando ho cominciato a leggere il libro di certo non mi aspettavo di trovare cose come “bocciato in quinta superiore” o “impegnato in attività ludiche da bar notte e giorno”. Ero preparata a lodi, eventi di eccellenza e imprese ammirevoli, ma non così tante già prima di quella età. Insomma, lei mi ha fatto capire che forse io già non ho più speranza e sono solo all’età di ventidue anni! Adesso potrebbe citare soggetti le cui grandi gesta sono cominciate in tarda età. Giulio Cesare, Paul Cezanne e J.K. Rowling per esempio. Così forse dovrebbe rassicurarmi, eppure mi sento ancora una nullità. Forse è vero che per giudicare una scalata (scusi la metafora banale), occorre ammirarla dalla vetta. Forse ho già fatto grandi gesta e non me ne rendo conto. Forse devo aspettare. Infondo anche lei ha pubblicato il suo primo romanzo a carriera da sceneggiatore ormai inoltrata. Di certo a ventidue anni, non se lo immaginava. E invece a volte penso di no, che forse è ora di riempire le righe della mia autobiografia e concretizzare le parole nel cassetto.
Allora adesso una cosa mi è venuta in mente, così anche io avrò qualche riga da raccontare.
Le scrivo questa lettera, come lei ne scrisse una a Mussolini, sperando che il servizio postale non ne faccia beffa anche a me. Almeno, in questo modo, mi sono assicurata un paragrafetto nella mia futura autobiografia.

Simona

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